forme e colori in gioco

Un luogo sicuro e accogliente che suscita emozioni e concilia il gioco: così si presenta la scuola materna progettata e realizzata in Danimarca in un piccolo centro del comune di Fredericia.

Come una girandola di colori si adagia su un prato verde con la sua impostazione planimetrica originale che parte dalla forma geometrica dell’esagono e gioca sui colori per dare identità ad ogni ambiente.

Il progetto sorge in un’area verde nella zona di Taulov, nel Comune di Fredericia, situata a sud est della penisola danese nella regione di Syddanmark. La nuova regione di Syddanmark è costituita dalle vecchie contee di Fionia, Ribe e Jutland meridionale con, in aggiunta, 10 comuni della contea di Vejle.

L’area scelta per la realizzazione dell’asilo viene detta Lucinahaven, nome ispirato dalla storia del sito: su antiche mappe della zona, infatti, la zona veniva denominata Lucinaborg.

In questa area il comune ha deciso nel 2008 di indire un concorso per la realizzazione di una scuola materna, che ospiterà 180 bambini e impiegherà 30/40 dipendenti. Vincitore del concorso è il progetto di Cebra, un gruppo di progettazione Danese con chiare idee dal punto di vista sia progettuale che teorico.

Vincitori nel 2008 del più prestigioso premio in Scandinavia “Nykredits Architecture Award” e nel 2006 del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia per il progetto “Co-evolution”, lo studio Cebra si occupa di progetti ad ogni scala: dall’appartamento alla pianificazione urbana. Non punta però l’attenzione sulla scala di progetto, ma su ciò che si sta progettando, considerando il progetto come un entità singola e ogni volta diversa. Questo perché convinti che «le condizioni in cui lavoriamo sono in costante evoluzione, anche durante la progettazione e la fase di costruzione, il che rende necessario mantenere un’ideologia estremamente flessibile che può mutare e adattarsi in base alle circostanze».

Per il progetto della scuola di Lucinahaven la scelta di partenza di Cebra è quella di rafforzare il senso di appartenenza alla comunità e, al tempo stesso, quello di identità individuale attraverso la disposizione delle stanze e l’uso dei colori nella costruzione. Se da una parte le forme geometriche in planimetria soddisfano la prima delle indicazioni progettuali, dall’altra i materiali utilizzati per le facciate, i colori e l’andamento del tetto assecondano il desiderio di creare una diversità volumetrica, garantendo così la riconoscibilità degli ambienti attraverso i colori, creando insomma la sensazione del ”singolo di un tutto”.

L’esagono come forma geometrica dà questa possibilità: esso può facilmente essere connesso con altri esagoni, ma mantiene una forma ben definita. In questo modo i progettisti hanno ottenuto un’organizzazione planimetrica equilibrata e la possibilità di lavorare con forme educative e stimolanti.

L’edificio è concepito come una margherita composta da 5 esagoni di uguale dimensione, ma con destinazione d’uso differente: quello al centro ospita la sala comune e svolge la funzione di elemento connettore tra tutti gli ambienti.

La sala comune contiene tavoli per il gioco o per attività da svolgere in gruppo e per il refettorio, da qui attraverso ambienti di passaggio, volumi parallelepipedi che contengono anche dei depositi, si passa ai quattro esagoni di cintura, tre contengono le aule e uno ospita gli uffici e la cucina. Gli esagoni che ospitano le aule sono divisi in due da un volume di servizio che contiene i servizi, il guardaroba e un deposito. Ogni aula, oltre a presentare anche diverse possibilità di modulazione dello spazio attraverso pareti mobili, è fornito anche di accesso indipendente e collegato ad un volume esterno in cui si possono svolgere varie attività. Ad ogni destinazione d’uso corrisponde una differente altezza dell’ambiente in un gioco di quote che danno oltre che visivamente anche emotivamente la sensazione di “passaggio”.

Come elettroni intorno al nucleo si articolano altri esagoni che si trasformano nel disegno della sistemazione esterna e di volta in volta diventano capanni per gli attrezzi, aiuole, spazi pavimentati, aree gioco e percorsi pedonali.

A dispetto del suo aspetto giocoso e inconsueto, dal punto di vista strutturale l’edificio ha un’impostazione molto tradizionale con fondazioni a maglia in cemento armato posate su un letto drenante e in elevato con struttura mista pilastri e muri portanti.

Lo strato drenante di fondazione è formato tradizionalmente con strati di pietrame di dimensioni variabili tra i 15 e i 20 cm dal basso verso l'alto (pietre grosse e regolari negli strati più bassi fino ad avere quasi del pietrisco negli starti superficiali) per evitare fenomeni di intasamento degli interstizi tra le pietre a causa della terra sovrastante; per migliorare la stabilità della massa di pietrame di drenaggio, lo stesso può essere avvolto da uno strato di TNT che ne migliora le prestazioni.

Sulle fondazioni in c.a. sono poste le strutture in elevazione miste, fatte di travi e pilastri in legno lamellare e di muri portanti. Il tetto è invece costruito con lamiere di acciaio trapezoidali, isolanti, rivestite in cartone catramato che con le sue variazioni di riflessi, unito all’andamento del tetto con differenti inclinazioni, dà l’impressione di movimento e accentua l’idea di varietà voluta in partenza dai progettisti.

Grande importanza è data anche alla scelta del materiale di rivestimento esterno. La scelta delle tinte si è diversificata per ogni esagono che è stato rivestito da pannelli che giocano con le diverse gradazioni. Così ci sarà il pentagono rosso fragola, quello verde mela, giallo girasole e blu mirtillo, che danno un forte carattere distintivo ad ogni volume. I pannelli hanno forma rettangolare disposti in senso verticale per dare uno slancio verso l’alto a volumi che invece sono piuttosto bassi. All’interno di questo gioco di rettangoli si inseriscono nella composizione dei fronti le aperture tutte vetrate con telaio in alluminio grigio scuro che spicca sui colori. Le finestre hanno una disposizione libera, sostituiscono i pannelli in un gioco di rimbalzi in cui si inseriscono di volta in volta laddove servono gli ingressi.

I pannelli utilizzati per il rivestimento delle facciate, che danno forma al sistema di facciata ventilata, è costituito da pannelli per esterni composti da resine termoindurenti rafforzate in modo uniforme con fibre di legno. In particolare quello della ditta utilizzato (Trespa) viene prodotto in condizioni di pressione e temperature elevate, utilizzando la tecnologia brevettata EBC di polimerizzazione con fasci di elettroni. I pannelli sono dotati di una struttura superficiale decorativa, che combina quindi un’estetica innovativa con elevati valori di isolamento.

La scelta del rivestimento esterno, oltre che per motivazioni estetiche e pratiche, è stata dettata anche dall’attenzione per l’ambiente da sempre punto di forza dell’architettura danese. I pannelli scelti sono infatti composti per il 70% da fibre di legno e per il 30% da resine termoindurenti resistenti agli agenti atmosferici: sia la superficie che l’interno del pannello non vengono danneggiati dal sole, dall’umidità e dalla pioggia. Inoltre la maggior parte delle materie prime utilizzate è facilmente rinnovabile.

Un materiale performante che garantisce colori stabili a lungo che non deteriorano o scoloriscono col passare del tempo e con la lunga esposizione al sole, cosa di fondamentale importanza per un edificio con valenza pubblica, per il quale si prevede di limitare al minimo i costi di manutenzione. Inalterabilità per più di 10 anni, ottima resistenza agli urti e un’elevata omogeneità e densità del nucleo che gli conferiscono un’elevata resistenza alla trazione dei mezzi di fissaggio sono quindi i punti forti di questo materiale. Il sistema di rivestimento in pannelli ha consentito inoltre di utilizzare un isolamento rinforzato, garantendo un notevole risparmio energetico. Le facciate ventilate sono caratterizzate dalla presenza di un’intercapedine fra il rivestimento e la parete esterna che rappresenta l’ubicazione ideale per i materiali isolanti. Infatti l’acqua piovana e la condensa vengono eliminate naturalmente dall’aria che circola nell’intercapedine, mantenendone l’efficacia e le buone condizioni nel tempo. La profondità per l’intercapedine di ventilazione è di misura variabile a seconda della zona tra i 40 mm e i 20 mm. Per il migliore funzionamento del sistema di rivestimento, inoltre, è stato mantenuto il rapporto fra il giunto perimetrale aperto e la lunghezza della struttura a schermo antipioggia di 50 cmq per metro lineare.

All’interno gli ambienti sono caratterizzati da colori neutri misti a richiami dei colori utilizzati all’esterno. Le pareti e i soffitti delle aule infatti sono in gesso bianco mentre i pavimenti in linoleum richiamano i colori giallo, rosso, blu e verde dell’esterno.

L’acustica nei luoghi dove sono presenti i bambini è molto importante perché il rumore crea stress a tutti in particolar modo ai piccoli. La prestazione acustica del nuovo edificio oltre a presentare un’ottima risposta grazie alla forma esagonale che riduce il rischio di eco, è migliorata soprattutto negli spazi comuni grazie al rivestimento del soffitto con controsoffitti in lana di legno di colore naturale.

L’edificio di Cebra, con il suo aspetto schematico e puro, disegnato da linee che sembrano quasi uscite dalla penna di un bambino, dimostra che l’architettura che funziona non sempre predilige forme complesse e tecniche costruttive hi-tech: bastano poche scelte semplici e chiare per rendere un progetto oltre che a misura d’uomo anche a misura di ambiente. Il risparmio di materiali poco compatibili con l’ambiente e l’utilizzo della facciata ventilata abbinata ad un buon isolamento sono la scelta di un’architettura che non vuole essere al servizio dell’immagine, ma che non rifiuta la cura del dettaglio e l’armonia di forme e colori.


Alcuni dati
Committente: Comune di Fredericia, Danimarca
Luogo: Taulov
Anno di progettazione: 2008
Anno di costruzione: 2009
Superficie: 1.200 mq

Arch. Aurelia Barone